Facebook strumento di comunicazione o luogo di perdizione?

15.03.2010 17:45

Facebook strumento di comunicazione o luogo di perdizione?

 

Si è svolta lunedì 15 marzo 2010 alla Casa della Musica, Trieste, la conferenza-dibattito con il prof. Francesco Pira dell’Università di Udine, sociologo della comunicazione, saggista, giornalista.

Facebook, terzo Paese dopo Cina e India

Se Facebook fosse un paese reale sarebbe al terzo posto, dopo Cina e India, per densità di popolazione: il social network più amato nei cinque continenti ha iscritti nel suo libro soci 350milioni di utenti, di cui 18milioni in Italia. E nonostante una certa diffidenza, il timore di essere bombardati da richieste di amicizia o la poca propensione a mettere in vetrina i fatti propri, alla fine anche i più recalcitranti entrano pian piano a far parte del club virtuale. ”Facebook strumento di comunicazione o luogo di perdizione?” Attorno a questo amletico quesito si è sviluppato l'incontro organizzato dall'Accademia dell'Immagine in collaborazione con Tergeste Venezia Giulia sezione della Bpw Italia, alla Casa della Musica, relatore Francesco Pira, sociologo della comunicazione e docente di Relazioni pubbliche dell'Università di Udine.

«Internet è un grande calderone in cui si trova, nel bene e nel male, di tutto. Ci sono la cultura, l'accesso all'informazione in tempo reale, la possibilità di stringere amicizie, di promuovere sé stessi o la propria azienda. Ma ci si imbatte pure nell'ignoranza, nell'odio, nelle bufale che viaggiano nel sistema nervoso della rete, nei contenuti poco attendibili», ha precisato Pira che ha avviato la conversazione inquadrando a 360 gradi il fenomeno dei social media, di cui fanno parte, tra gli altri, You Tube, Twitter, Wikipedia, MySpace e Linkedln. Il web grazie alla sua audience globale è una chance che offre innumerevoli potenzialità ma allo stesso tempo, ha spiegato, è anche un rischio perché abolisce la disuguaglianza nell'opinione poiché tutti sono liberi di riversarvi contenuti senza dover provare l'attendibilità delle fonti. Che il fenomeno sia ben più di una moda passeggera, lo dimostra peraltro il fatto che i social network hanno scippato ai siti porno il primato delle visite in rete, soppiantate per l'appunto dalle attività sociali. D'altronde i numeri parlano da sé: la Tv ci ha messo 13 anni per conquistare 50milioni di utenti, Internet ne ha impiegati 4, Facebook ne ha messi in rete ben 100milioni in meno di nove mesi. Sarà pericoloso? Non rischierà di isolarsi navigando tutto il giorno? Sono soprattutto i genitori dei giovani internauti a nutrire una certa preoccupazione verso il mondo della socializzazione virtuale.

«Il ragionamento corretto da cui partire non è se Facebook e i social media siano un bene o un male. Esistono, e questo è un dato di fatto; preso atto di ciò, la questione va impostata invece su come questi strumenti vadano utilizzati al meglio». Ogni singolo pensiero che va in bacheca può essere visto come il creativo contributo alla scrittura di un infinito libro a più mani. Così come non è difficile intuire quanto possa arricchire la quotidianità delle persone disabili che fino a poco tempo fa godevano solo della comunicazione unidirezionale della Tv, mentre oggi raggiungono gli amici con un clik. Invece, un dato curioso è la poca propensione del mondo politico italiano a dialogare con il cittadino tramite i social media, anche se vista la tendenza a coltivare una classe politica âgée, la ragione è intuibile. Non così negli Usa. Barak Obama in campagna elettorale ha lanciato via Facebook una fruttuosissima raccolta fondi, e in seguito ha pubblicato il video del suo discorso d'insediamento su YouTube. Meno politically correct invece i cacciatori di teste americani che chiedono l'amicizia per ficcare il naso e poi riferire alle aziende le tendenze sessuali, religiose e politiche degli aspiranti candidati manager.

Patrizia Piccione (Il Piccolo, 17.03.2010)