I Panduri.... a Trieste: alla ricerca della chiave di volta

19.03.2012 17:00

 

Il 19 marzo 2012, organizzato dal Circolo Aziendale delle Assicurazioni Generali di Trieste, si è svolto un incontro con Bernardino de Hassek, giornalista ed studioso di storia ed arte locale, per  illustrare al numeroso e interessato pubblico una delle caratteristiche architettoniche della città giuliana: una particolare tipologia di mascheroni ornamentali che, assieme a statue, bassorilievi e altre sculture arricchiscono le facciate di case, ville e palazzi, rappresentando un patrimonio da tutelare.

Il relatore, con il supporto di immagini, ha iniziato la esposizione partendo da nozioni sul valore dell’arco a tutto sesto, conosciuto in Mesopotamia fin dal IV millennio a.C., mai adottato dalla civiltà greca mentre era diffuso tra gli Etruschi e i Romani e successivamente nell’arte gotica, collegandolo alla simbologia della volta celeste. Ha fatto una carrellata sull’architettura dei varchi e dei portoni spiegandone le caratteristiche, ed è infine approdato a descrivere i curiosi manufatti scolpiti nella pietra della chiave di volta, a forma di viso o mezzo busto con caratteristico copricapo, di solito dall’espressione truce, posti come decorazione sulle facciate di edifici nella Trieste dell’ Ottocento, differenziandoli da altre tipologie di mascheroni, raffiguranti in realtà il proprietario stesso della casa, un parente o un antenato, o persino giovinetti, altre volte teste femminili di richiamo mitologico. Tra tutti questi per certo i Panduri sono in netta minoranza.

De Hassek ne ha spiegata la funzione, che non è di solo abbellimento, rivelando l’origine del nome e le connessioni storiche.

 

Il nome ci riporta al villaggio di Pandur, in Bassa Ungheria, da cui vennero arruolati quei reparti speciali di fanteria leggera, dotati di autonomia tattica, al soldo dell’esercito asburgico tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, composti da personale d’origine serba o romena. I loro compiti principali erano quelli di compiere rapide incursioni dietro le linee nemiche, nonché di raccogliere informazioni sulla consistenza e la dislocazione delle truppe avversarie. Non di rado le loro azioni venivano perpetrate a crudo danno delle popolazioni civili alimentando la sinistra fama di soldati spietati ed avidi di bottino.

Da ciò la leggenda e il privilegio per le teste in pietra con le loro fattezze di essere usate come rappresentazione allegorica della guardia a protezione della casa.