Von Hassek, una famiglia al servizio di Trieste

17.03.2011 17:30

Von Hassek, una famiglia al servizio di Trieste

 

 

Giovedì 17 marzo 2011, ospitata dal Circolo Aziendale delle Assicurazioni Generali di Trieste nel Salone degli Incontri al VII piano e promossa dall’Accademia dell’Immagine, si è svolta la conferenza dal titolo «von Hassek, una famiglia al servizio di Trieste», relatore d’eccezione Bernardino de Hassek, già dirigente d’azienda e giornalista, pronipote del nobile Pietro Guglielmo, alto ufficiale asburgico giunto nella città adriatica nel 1865.

Il Presidente del Circolo, Claudio Grisancich, ha dato il saluto iniziale e nel corso della serata è intervenuto leggendo una poesia di Pasquale Besenghi degli Ughi.

 

In occasione della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, è stato interessante ripercorrere gli avvenimenti più significativi che hanno visti coinvolti gli appartenenti a questa famiglia ai movimenti risorgimentali e a quelli irredentistici che anticiparono il passaggio di Trieste e degli altri territori dell’Alto Adriatico dall’Austria al Regno d’Italia.

 

Il nobile colonnello Pietro Guglielmo von Hassek, ufficiale austriaco inquadrato nell’armata del maresciallo Radetzky, arrivò prima a Udine dove conobbe e sposò la contessa Elisabetta de Belgrado, discendente dalle più nobili famiglie friulane, e poi fu trasferito a Trieste per assumere l’incarico di Comandante della Piazza Militare asburgica, seguito dalla moglie e i tre figli. Il relatore, attraverso un excursus storico iniziato dalle origini prussiane dei von Hassek, ha messo in evidenza il vissuto umano e militare del bisnonno Pietro Guglielmo, quello militare e civile del nonno Lotario, quello letterario del prozio Oscarre e quello musicale della cugina Margherita, di cui sono state brevemente eseguite al pianoforte alcune composizioni.

 

L’arco storico delle testimonianze familiari ha compreso infine l’avventurosa vicenda del padre Pietro Orazio, che partito per la guerra nel 1914 con le insegne di Francesco Giuseppe, dopo una dura prigionia nei lager della Siberia e un lungo viaggio per mare da Vladivostok, tornò a Trieste da italiano nel 1919, inquadrato come bersagliere nel Corpo Italiano in Estremo Oriente come bersagliere del “Battaglione dei Redenti di Siberia”.