La Doggy bag: buon senso contro lo spreco di cibo

La Doggy bag: buon senso contro lo spreco di cibo
 
La Doggy bag:
buon senso contro lo spreco di cibo
 
 
 
Le campagne anti spreco ci hanno reso tutti un po’ più sensibili davanti al superfluo e agli avanzi, nel principio del rispetto verso al cibo e verso chi ha meno possibilità di noi di procurarselo.
 
Quante volte in ristorante ordiniamo pietanze e portate che non riusciamo a finire, per sazietà oppure perché ci assegnano porzioni veramente abbondanti. Dove credete che vada la roba lasciata nel piatto o quella integra che avanza in cucina? Sono passati i tempi in cui le rimanenze andavano riciclate per il menù del giorno dopo (in polpette o polpettoni) o consumate dal personale o da loro condotte a casa per la famiglia. Le rigide norme sanitarie impongono lo smaltimento di ogni avanzo giornaliero, pena sonore multe, non va recuperato nulla, intonso o no. 
Ogni anno in Italia finiscono in pattumiera 37 miliardi di euro di cibo e quello che le famiglie sprecano ammonta al 30% degli acquisti e a 40 chili all’anno.
 
Credo che molti capiti di sentirsi mortificati nel farsi portar via un piatto quasi non toccato tanto da giustificarsi col cameriere. A volte sembra di fare un torto al cuoco e sicuramente lui la pensa così. 
 
Il buon senso supera la rigida applicazione dell’etichetta e salva da molte situazioni imbarazzanti. Se si fa prevalere il buon senso, nulla appare disdicevole o fuori luogo. Come applicarlo nel caso degli sprechi di cibo?
Non è insolito in altri Paesi come gli USA, che senza troppe formalità i camerieri al termine del pranzo consegnino spontaneamente al cliente ciò che non è riuscito a consumare, e che comunque è pagato, in un grazioso pacchettino. È una consuetudine a cui non si sottraggono neanche i vip, invece in Italia ha suscitato scalpore la richiesta di Michelle Obama al ristorante “I Maccheroni” di Roma nell’occasione del G8 2009 di farsi preparare la “doggy bag” con la squisita pasta che non era riuscita a mangiare. 
Il nome è rimasto quello delle origini, doggy bag, quando per superare l’empasse del bon ton si chiedeva “Mi può mettere via per il cane?”, seppure non si possedesse alcun cane. Oggi, non deve servire più questa scusa, è la nuova mentalità da acquisire, senza imbarazzo né vergogna.     
 
La stessa procedura è già praticata presso alcuni ristoranti con la “wine bag”, per la bottiglia del vino o spumante non consumato, senza che il cliente venga fatto sentire un pezzente.
 
E se il riciclo dell’avanzo diventasse trendy, vi stupireste di un cambiamento di rotta del Galateo in nome del buon senso? 
 
donna Maura
 
 
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